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Possono presentarsi momenti di crisi: nella famiglia, per problemi di salute, per il fallimento di un rapporto affettivo, per la morte di una persona cara. Possiamo vivere una crisi di fede: lottando con nuovi dubbi. Ci chiediamo, perché il Signore stia usando sistemi così dolorosi. Dio ci insegna che può servirsi anche dei periodi penosi e difficili per incoraggiarci ad avvicinarci a Lui, per purificarci, per parlare al nostro cuore. Nella mano di Dio, i tempi di crisi offrono un’opportunità di crescita personale. Nel corso della nostra vita, io credo, che ogni persona abbia ricevuto un’opportunità da DIO. Qualcosa, nel momento in cui le capacità umane si erano fermate, e dove è innegabile, riconoscere l’intervento di DIO. Una volta domandai ad un medico: “Secondo lei, cos’è un miracolo”. Si fermò un attimo a riflettere, poi rispose: “Un miracolo è, là, dove la scienza dell’uomo si ferma”. Si, dove le capacità dell’uomo si fermano, si inizia un percorso, controcorrente alle circostanze avverse, in quell’aiuto che viene dall’alto, TROVANDO un DIO pronto ad intervenire. Un giovane, che stava correndo con la sua moto, a velocità sostenuta, dopo una curva, si accorge che la strada era finita, perché i lavori non erano stati completati. Istintivamente gridò: “SIGNORE, salvami!” DIO ascoltò quel grido; non solo si salvò, ma non si fece neanche alcun male. Scivolò con la moto per terra, si alzò, risalì in moto, e dopo, per lui, DIO non esisteva più. Stava perdendo la buona OPPORTUNITÀ che DIO gli stava dando, di incontrare COLUI che voleva salvarlo anche per l’eternità. Il salmista dice: “Anima mia non dimenticare nessuno dei benefici di DIO” (Salmo 103:2). Ricordarsi dei benefici di DIO, combatte uno dei terribili nemici dell’uomo: LA SUPERFICIALITÀ. Lasciare nel cuore il buon ricordo dei benefici di DIO, diventa un deposito prezioso che tiene aperte le porte della vita. Se la GRAZIA DI CRISTO, non vive ancora in te, non buttare le OPPORTUNITÀ DI DIO. Opportunità, di conoscere LUI ed il piano di salvezza che ha per te.
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Vivere in tensione verso l'incontro con il Signore
“Questa è la speranza: vivere protesi verso la rivelazione del Signore, verso l’incontro con il Signore”, sottolinea quindi il Papa. Ci possono essere sofferenze e problemi ma “questo è domani”, mentre oggi “tu hai la caparra” di tale promessa che è lo Spirito Santo che “ci aspetta” e “lavora” già da questo momento. La speranza è infatti “come buttare l’ancora all’altra riva” e attaccarsi alla corda. Ma “non solo noi”, tutta la Creazione “nella speranza sarà liberata”, entrerà nella gloria dei figli di Dio. E anche noi che possediamo le “primizie dello Spirito”, la caparra, “gemiamo interiormente aspettando l’adozione”.
La speranza è questo vivere in tensione, sempre; sapere che non possiamo fare il nido qui: la vita del cristiano è “in tensione verso”. Se un cristiano perde questa prospettiva, la sua vita diventa statica e le cose che non si muovono, si corrompono. Pensiamo all’acqua: quando l’acqua è ferma, non corre, non si muove, si corrompe. Un cristiano che non è capace di essere proteso, di essere in tensione verso l’altra riva, gli manca qualcosa: finirà corrotto. Per lui, la vita cristiana sarà una dottrina filosofica, la vivrà così, lui dirà che è fede ma senza speranza non lo è.
Lo Spirito lavora in noi con piccole cose
Papa Francesco nota poi come sia “difficile capire la speranza”. Se parliamo della fede, ci riferiamo alla “fede in Dio che ci ha creato, in Gesù che ci ha redento e recitare il Credo e sappiamo cose concrete della fede”. Se parliamo della carità, riguarda il “fare del bene al prossimo, agli altri", tante opere di carità che si fanno agli altri. Ma la speranza è difficile comprenderla: è "la più umile delle virtù” che “soltanto i poveri possono avere”.
Se noi vogliamo essere uomini e donne di speranza, dobbiamo essere poveri, poveri, non attaccati a niente. Poveri. E aperti verso l’altra riva. La speranza è umile, ed è una virtù che si lavora – diciamo così – tutti i giorni: tutti i giorni bisogna riprenderla, tutti i giorni bisogna prendere la corda e vedere che l’ancora sia fissa là e io la tengo in mano; tutti i giorni è necessario ricordare che abbiamo la caparra, che è lo Spirito che lavora in noi con piccole cose.
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C'era una volta un saggio eremita che accoglieva alla sua scuola tutti i giovani generosi,
e pieni di ideali che volevano apprendere la vera saggezza.
Per saggiare la loro indole più intima, aveva ideato un curioso
accorgimento.
Davanti all'alloggio di ogni allievo aveva collocato un barile d'acqua
piovana in cui aveva fatto cadere
una formica.
Arrivarono un giorno tre allievi.
Il primo guardò nel barile,
e vide la formica.
Le disse: "Cosa ci fai nel mio barile d'acqua pìovana?». E la schiacciò.
Questo è Egoismo.
Poi arrivò il secondo, guardò,
vide la formica e disse:
"E' molto caldo,
anche per le formiche.
Tu non fai nessun danno.
Resta pure nel mio barile».
Questa è Tolleranza.
Arrivò il terzo, e non pensò a comportarsi con tolleranza
né ad andare in collera.
Vide la formica nel barile e spontaneamente le diede
un po' di zucchero.
Questo è amore.
Non si Ama per Essere
Amati in Cambio:
SI AMA PER AMARE!